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la ragazza si era messa a letto malata la vigilia della ceri-
monia, ed era adesso a casa sua, per pochi giorni, fino
alla guarigione. Mia moglie però s informò e seppe che
nessuno l aveva veduta partire. Come puoi credere
tornò eccitatissima e con l assoluta certezza che la Passi
fosse fuggita. Dopo questa scoperta, incerti se denun-
ciarla, e andare a rischio di rivelare uno scandalo che è
meglio tenere coperto, o tenere tutto per noi, e farsi
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Guido Piovene - Lettere di una novizia
complici forse di un rapimento, viviamo ambedue
nell angoscia. Io sono un uomo di studio e perdo i sonni
senza decidere nulla. Perciò ricorriamo a te che hai la
mente piú pratica e ti preghiamo di avvertire il conven-
to, o di tacere, come credi opportuno. Noi ci affidiamo
al tuo buon senso.
Da casa, il 23 settembre 19**.
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LETTERA XXIX
Don Paolo a Rita.
Oggi è tornata la Zaira a portarmi una notizia che mi
ha messo in agitazione, in quanto da essa risulta che vo-
stra madre non capitolerà mai e vi colpirà ad ogni costo.
Stanca di attendere il vostro ritrovamento ha incarica-
to la Zaira e quel Giacomo di mettere in giro la voce del-
la vera ragione per cui siete andata in convento, per con-
durre cosí la polizia a ricercarvi senza incorrere nella
odiosità di una denuncia.
Di fronte a tale notizia, e non volendo abbandonarvi
sola in questa sventura, vi invito a fuggire di nuovo in
un altra città. Oramai sono certo che per assistervi mi at-
tende una vita d affanno. Pure sono cosciente di essere
cosí migliore: il cedere alla prepotenza non è né giusto
né cristiano. Io vi ripeto che ho molta pietà per voi, e vo-
glio condurvi a una vita in cui l anima vostra trovi la
propria salvezza, ma la salvezza che le è adatta, secondo
l indole che vi è stata data da Dio. E la mia pietà vi ricer-
ca anche se siete renitente, diviene anzi maggiore, avida
quasi della vostra coscienza, ardente di un alto scopo,
quello di farvi vivere secondo Dio ma anche secondo voi
stessa. Non è questo infatti lo scopo supremo della ca-
rità? Verrò da voi domani nel pomeriggio a darvi le ulti-
me istruzioni.
Dal Vescovado di**, il 24 settembre 19**.
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LETTERA XXX
Rita a don Paolo (a mano).
La vostra lettera mi lascia tutta stordita. Capisco quel-
lo che ci minaccia ambedue. Ma il vostro invito mi ha
sconvolta, tanto che non posso rispondervi né con pieno
trasporto, né con piena chiarezza.
Datemi il tempo di riavermi prima di mettere in ese-
cuzione il progetto. Non venite da me oggi, ma domani
l altro. Non credo che mi troveranno in tempo cosí bre-
ve. Fate cosí, per la carità che affermate: non ve ne farò
pentire.
Da Porta**, il 25 settembre 19**.
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LETTERA XXXI
Rita a Michele Sacco.
Questa mia lettera affrettata vi darà molta meraviglia;
non tenterò nemmeno di giustificarla; solo l aiuto di Dio
mi può salvare dalla vostra condanna. Che cosa può in-
fatti pensare un giovane di una ragazza, che gli scrive
una lettera senza mai avergli parlato, solamente perché
s è illusa che quel giovane la guardasse dalla finestra con
l innocente simpatia che lega i giovani tra loro? Ma io
che mi sento perduta, io che conosco solamente nemici,
non posso fermarmi a riflettere; io devo aggrapparmi a
chiunque possa darmi un aiuto. Mi chiamo Margherita
Passi e sono peggio che sola. Mia madre, unica parente
che mi rimanga, mi cacciò fuori di casa a dodici anni co-
me testimonia importuna della sua vita, per chiudermi
nel Collegio delle** a**. Quattro anni dopo si finse
cambiata e mi fece tornare. Io le credetti e la amai tene-
ramente: ma subito mi accorsi che voleva associarmi alle
sue pratiche viziose. Mi ribellai ed essa mi cacciò ancora
e mi rimandò nel collegio. Si accordò poi con le suore e
le incaricò di convincermi a prendere il velo anch io, ap-
profittando del mio scoraggiamento e facendomi inten-
dere che non v era altra scelta, perché nella mia casa
avrei trovato solo umiliazioni e strettezze.
Divisa cosí tra il terrore del chiostro e quello della ca-
sa, ormai prossima ai voti definitivi, mi apersi ad un sa-
cerdote, Don Paolo Conti, segretario del Vescovo, per-
ché mi consigliasse e facesse conoscere alle autorità
superiori un caso tanto disgraziato. Don Paolo Conti mi
convinse a tacere e, un paio di giorni prima della mona-
cazione, mi ordinò di fuggire e mi nascose nella casa ac-
canto alla vostra sotto la guardia di una donna. Io l ubbi-
dii perché ritenevo che tutti i suoi consigli fossero diretti
al bene e perché pensavo a salvarmi dalla minaccia piú
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Letteratura italiana Einaudi
Guido Piovene - Lettere di una novizia
immediata. Ma appena cominciai a riavermi Don Paolo
mi fece conoscere per quale scopo si era occupato di me
e oggi mi annuncia una sua visita in una lettera piena di
lusinghe colpevoli che mi ha riempito di ribrezzo. Que-
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